POESIA. Ottobre 2017.
Arcipelago Itaca Edizioni
Collana Lacustrine diretta da Renata Morresi
Postfazione di Caterina Davinio
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Il corpo come paesaggio di Caterina Davinio
Il titolo dell'ultimo libro di Lella De Marchi, Paesaggio con ossa, richiama alla mente gli “ossi di seppia” montaliani, l'esistenza ridotta all'essenza, levigata e logorata fino a giungere al nocciolo, all'impalcatura, al residuo. E l'autrice non si smentisce nel primo testo del volume, quando scrive: “paesaggio / con ossa, vita che vive senza ornamenti, vita che vive solo di sé”.
Ma la raccolta coglie questa essenza in un panorama borderline, di emarginazione sociale e disagio psichico, che però sfuggono alla classificazione sociologica, per imboccare una strada che non perde di vista la dimensione propria e unica dell'individualità.
Le poesie trovano origine nell'incontro con una ragazza, Malina, che abita in una roulotte, dove la poetessa si è avventurata nel contesto di un progetto di lavori socialmente utili per portare aiuto e vicinanza.
Ed ecco che due mondi adiacenti (la struttura degli operatori è attigua all'insediamento) eppure incomunicanti si toccano, collidono, generano un'esperienza intensa; Lella De Marchi la scandaglia per farne emergere le sfaccettature, soppesa ogni parola nella contemplazione del corpo di Malina, sfinito dagli stenti, e di qualcosa che va oltre, fino a toccare il nucleo, a cercare una verità più vera, sull'esistenza dell'altro e dell'osservatore in quanto donna e in quanto poeta, e quindi capace di una prospettiva acuta, dolorosa come è dolente il corpo di Malina. È un po' una poetica del varco, montaliana anch'essa, ma diversa e originale nei suoi connotati sociali; questa, però, non rinuncia a una contaminazione astratta, a un interrogarsi sul corpo e le sue ferite, che sfocia lievemente, senza soluzione di continuità, quasi nella metafisica......